Ho una figlia che da pochi giorni ha compiuto trentanni.
A Natale mi ha confessato il suo disagio a vivere questa epoca in cui per loro non ci sono nè prospettive di lavoro, nè di futuro, se pensiamo alla condizione nella quale abbiamo ridotto il nostro pianeta.
Dice che molti dei suoi coetanei hanno rinunciato ad avere figli per questo malessere dal quale non vedono vie d'uscita.
Io le ho risposto che se c'è una ragazza come Greta, che ha la metà dei suoi anni e che combatte e chiama tutti i giovani a mobilitarsi per il cambiamento, allora c'è speranza e che dovrebbero seguirla anche i trentenni.
Le ho anche ricordato che la generazione dei miei genitori si era trovata col paese semidistrutto dalla guerra e che nell'arco di dieci anni lo avevano ricostruito facendolo diventare la quinta potenza mondiale.
Inoltre questa generazione possiede mezzi tecnici molto potenti come i computer, gli smartphone e tutta una tecnologia che si applica anche in altri campi come quello della sanità, dell'agricoltura, della ricerca oltre all'industria e che questi mezzi possono aiutare i tanti cervelli che lavorano quotidianamente nei vari laboratori ed università che forse riusciranno a trovare le soluzioni agli attuali problemi.
Per altri versi i trentenni sono più sfortunati di noi che avevamo la certezza di trovare un posto fisso di lavoro, contare su un reddito certo, poter metter su famiglia, comprarci la casa ed avere bambini.
Tutte queste certezze sono venute a mancare e per la prima volta la generazione dei trentenni ha prospettive peggiori della generazione precedente.
Questo a mio avviso è avvenuto per colpa dei politici che hanno permesso la globalizzazione che ha sfavorito l'Europa e gli USA a favore dei brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) ma anche di tanti altri paesi emergenti ed in via di sviluppo.
Gli imprenditori europei ed americani hanno delocalizzato in cerca di costo del lavoro inferiore ed hanno chiuso centinaia di migliaia di fabbriche con la perdita di milioni di posti di lavoro che si sono creati nei paesi di nuovo investimento.
Inoltre a causa dell'ammissione della Cina nel WTO cioè nell'organizzazione mondiale del commercio, abbiamo dato la possibilità ai cinesi di diventare la potenza numero uno che esporta i suoi prodotti dappertutto, fa concorrenza agli altri paesi mettendoli in difficoltà e fa man bassa di società straniere acquisendole e poi compra terreni, costruisce enormi infrastrutture in patria ma anche in direzione estera, come la nuova via della seta che permetterà loro di esportare e trasportare i loro prodotti in modo più veloce e conveniente.
Ci sono poi le multinazionali interessate solo ai profitti in forza dei quali per esempio distruggono l'Amazzonia e con la globalizzazione danno un colpo mortale alle culture e tradizioni dei vari paesi, imponendo una mondiale che serve loro per produrre e vendere con maggior profitto.
I giovani devono organizzarsi bene e combattere queste forze deleterie che rischiano di rovinare la loro vita e quella del pianeta intero dato che il consumismo sfrenato, l'uso smodato delle risorse, l'inquinamento e il riscaldamento dell'atmosfera stanno portando al collasso la nostra Terra.
A tutto ciò si aggiunge poi il problema specifico italiano che ha sofferto più di tutti la crisi economica arrivata nel 2007, ma che già era in difficoltà con l'entrata in corso dell'euro avvenuta all'inizio del 2002. Fino ad allora la nostra industria era molto competitiva e stava addirittura mettendo in difficoltà quella tedesca, poi il trend è cambiato completamente.
La Germania, dopo alcune riforme importanti del governo Schroeder ha recuperato e sono ripartiti a razzo e noi siamo declinati sempre più e cinque anni dopo abbiamo ricevuto un'altra mazzata con la crisi finaziaria arrivata dagli USA e dalla quale non riusciamo ancora ad uscire anche per colpa dell'incapacità e delle scelte scellerate dei nostri politici e dell'Unione Europea che favorisce solo la Germania ed alcuni altri paesi simili a lei.
Oggi gli imprenditori italiani per reggere e tenere in attivo i loro bilanci, ma a volte anche per guadagnare senza scrupoli, danno stipendi e salari da fame ai propri dipendenti e danno loro solo contratti di lavoro precari.
Inoltre la prospettiva di andare in pensione verso i 70 anni e con pensioni molto basse, ha indotto centinaia di migliaia di giovani a lasciare il nostro paese e stabilirsi all'estero, soprattutto in Europa dove trovano stipendi e condizioni di lavoro migliori.
Mia figlia dopo la laurea è così partita per Berlino, una sua amica per Londra ed un'altra per Amsterdam. Non hanno trovato l'America perchè la vita non è facile neanche per loro, ma almeno sperano di gettare le basi per un futuro che in Italia è difficile da prospettare.
I suoi amici che son rimasti in Italia si barcamenano con lavoretti precari e se non avessero la famiglia che ancora li supporta a trentanni, sarebbero messi proprio male.
Bisognerebbe che l'Unione Europea si decidesse a prendere misure economiche per rilanciare l'economia europea soprattutto nei paesi che più soffrono la crisi, quelli dell'area mediterranea come il nostro e finirla di gestire l'Unione in funzione unicamente utile alla Germania.
Il governo italiano dovrebbe emanare una legge che stabilisca l'obbligo di una paga oraria garantita di almeno dieci euro, costi quel che costi.
Si sa che molte aziende andrebbero in difficoltà, ma non si può continuare con questo sfruttamento indegno dei lavoratori che non trovano altra scappatoia che la fuga dal nostro paese o la mera sopravvivenza in patria.
Se vogliamo che gli italiani riprendano a far figli, dobbiamo dar loro certezze di posti di lavoro e prospettive, bisogna rimettere più soldi nelle loro tasche in modo che ricomincino a consumare, spendere ed alimentare così la ripartenza della nostra economia.
Bisogna ottenere dall'Europa il permesso a sforare i limiti assurdi di deficit che ci impongono e che ci impediscono di crescere e di uscire da questa crisi senza fine che sta facendo morire il paese e scappare le forze migliori, quei giovani diplomati, laureati la cui preparazione è costata tanto allo stato ed alle famiglie e che adesso stiamo regalando stupidamente ai nostri concorrenti europei.
I politici han capito queste problematiche, ma non si decidono a prendere le misure necessarie per risolverle e bisogna che si diano una mossa prima di trasformare l'Italia in un paese arretrato, abitato solo da vecchi e da immigrati in fuga da condizioni ancora peggiori delle nostre, ma che difficilmente riusciranno a tirarci fuori dalle secche in cui ci siamo e ci hanno cacciato.
A Natale mi ha confessato il suo disagio a vivere questa epoca in cui per loro non ci sono nè prospettive di lavoro, nè di futuro, se pensiamo alla condizione nella quale abbiamo ridotto il nostro pianeta.
Dice che molti dei suoi coetanei hanno rinunciato ad avere figli per questo malessere dal quale non vedono vie d'uscita.
Io le ho risposto che se c'è una ragazza come Greta, che ha la metà dei suoi anni e che combatte e chiama tutti i giovani a mobilitarsi per il cambiamento, allora c'è speranza e che dovrebbero seguirla anche i trentenni.
Le ho anche ricordato che la generazione dei miei genitori si era trovata col paese semidistrutto dalla guerra e che nell'arco di dieci anni lo avevano ricostruito facendolo diventare la quinta potenza mondiale.
Inoltre questa generazione possiede mezzi tecnici molto potenti come i computer, gli smartphone e tutta una tecnologia che si applica anche in altri campi come quello della sanità, dell'agricoltura, della ricerca oltre all'industria e che questi mezzi possono aiutare i tanti cervelli che lavorano quotidianamente nei vari laboratori ed università che forse riusciranno a trovare le soluzioni agli attuali problemi.
Per altri versi i trentenni sono più sfortunati di noi che avevamo la certezza di trovare un posto fisso di lavoro, contare su un reddito certo, poter metter su famiglia, comprarci la casa ed avere bambini.
Tutte queste certezze sono venute a mancare e per la prima volta la generazione dei trentenni ha prospettive peggiori della generazione precedente.
Questo a mio avviso è avvenuto per colpa dei politici che hanno permesso la globalizzazione che ha sfavorito l'Europa e gli USA a favore dei brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) ma anche di tanti altri paesi emergenti ed in via di sviluppo.
Gli imprenditori europei ed americani hanno delocalizzato in cerca di costo del lavoro inferiore ed hanno chiuso centinaia di migliaia di fabbriche con la perdita di milioni di posti di lavoro che si sono creati nei paesi di nuovo investimento.
Inoltre a causa dell'ammissione della Cina nel WTO cioè nell'organizzazione mondiale del commercio, abbiamo dato la possibilità ai cinesi di diventare la potenza numero uno che esporta i suoi prodotti dappertutto, fa concorrenza agli altri paesi mettendoli in difficoltà e fa man bassa di società straniere acquisendole e poi compra terreni, costruisce enormi infrastrutture in patria ma anche in direzione estera, come la nuova via della seta che permetterà loro di esportare e trasportare i loro prodotti in modo più veloce e conveniente.
Ci sono poi le multinazionali interessate solo ai profitti in forza dei quali per esempio distruggono l'Amazzonia e con la globalizzazione danno un colpo mortale alle culture e tradizioni dei vari paesi, imponendo una mondiale che serve loro per produrre e vendere con maggior profitto.
I giovani devono organizzarsi bene e combattere queste forze deleterie che rischiano di rovinare la loro vita e quella del pianeta intero dato che il consumismo sfrenato, l'uso smodato delle risorse, l'inquinamento e il riscaldamento dell'atmosfera stanno portando al collasso la nostra Terra.
A tutto ciò si aggiunge poi il problema specifico italiano che ha sofferto più di tutti la crisi economica arrivata nel 2007, ma che già era in difficoltà con l'entrata in corso dell'euro avvenuta all'inizio del 2002. Fino ad allora la nostra industria era molto competitiva e stava addirittura mettendo in difficoltà quella tedesca, poi il trend è cambiato completamente.
La Germania, dopo alcune riforme importanti del governo Schroeder ha recuperato e sono ripartiti a razzo e noi siamo declinati sempre più e cinque anni dopo abbiamo ricevuto un'altra mazzata con la crisi finaziaria arrivata dagli USA e dalla quale non riusciamo ancora ad uscire anche per colpa dell'incapacità e delle scelte scellerate dei nostri politici e dell'Unione Europea che favorisce solo la Germania ed alcuni altri paesi simili a lei.
Oggi gli imprenditori italiani per reggere e tenere in attivo i loro bilanci, ma a volte anche per guadagnare senza scrupoli, danno stipendi e salari da fame ai propri dipendenti e danno loro solo contratti di lavoro precari.
Inoltre la prospettiva di andare in pensione verso i 70 anni e con pensioni molto basse, ha indotto centinaia di migliaia di giovani a lasciare il nostro paese e stabilirsi all'estero, soprattutto in Europa dove trovano stipendi e condizioni di lavoro migliori.
Mia figlia dopo la laurea è così partita per Berlino, una sua amica per Londra ed un'altra per Amsterdam. Non hanno trovato l'America perchè la vita non è facile neanche per loro, ma almeno sperano di gettare le basi per un futuro che in Italia è difficile da prospettare.
I suoi amici che son rimasti in Italia si barcamenano con lavoretti precari e se non avessero la famiglia che ancora li supporta a trentanni, sarebbero messi proprio male.
Bisognerebbe che l'Unione Europea si decidesse a prendere misure economiche per rilanciare l'economia europea soprattutto nei paesi che più soffrono la crisi, quelli dell'area mediterranea come il nostro e finirla di gestire l'Unione in funzione unicamente utile alla Germania.
Il governo italiano dovrebbe emanare una legge che stabilisca l'obbligo di una paga oraria garantita di almeno dieci euro, costi quel che costi.
Si sa che molte aziende andrebbero in difficoltà, ma non si può continuare con questo sfruttamento indegno dei lavoratori che non trovano altra scappatoia che la fuga dal nostro paese o la mera sopravvivenza in patria.
Se vogliamo che gli italiani riprendano a far figli, dobbiamo dar loro certezze di posti di lavoro e prospettive, bisogna rimettere più soldi nelle loro tasche in modo che ricomincino a consumare, spendere ed alimentare così la ripartenza della nostra economia.
Bisogna ottenere dall'Europa il permesso a sforare i limiti assurdi di deficit che ci impongono e che ci impediscono di crescere e di uscire da questa crisi senza fine che sta facendo morire il paese e scappare le forze migliori, quei giovani diplomati, laureati la cui preparazione è costata tanto allo stato ed alle famiglie e che adesso stiamo regalando stupidamente ai nostri concorrenti europei.
I politici han capito queste problematiche, ma non si decidono a prendere le misure necessarie per risolverle e bisogna che si diano una mossa prima di trasformare l'Italia in un paese arretrato, abitato solo da vecchi e da immigrati in fuga da condizioni ancora peggiori delle nostre, ma che difficilmente riusciranno a tirarci fuori dalle secche in cui ci siamo e ci hanno cacciato.
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