Ciao
nel suo discorso agli americani di ieri ,Bush afferma di voler affrancare il suo popolo dalla schiavitù del petrolio dal Medio oriente nei prossimi anni.
Dopo tutte le guerre in zona, improvvisamente fa intravedere un disimpegno, speriamo che sia coerente e se ne vada, ma ne dubito molto.
Inoltre da buon petroliere, facendo salire il prezzo con la sua politica guerresca, vuol far diventare competitivo il suo petrolio, quello del Texas e quello in giro per gli USA derivante anche dagli scisti bituminosi e da pozzi troppo impervi la cui estrazione attuale è più diffcile e costosa del petrolio saudita.
E, miracolo, parla addirittura di combustibili per l'auto diversi dal petrolio, tipo l'etanolo da rendere utilizzabile entro pochi anni.
In Brasile usano da decenni l'alcol ricavato dalla canna da zucchero, forse con l'etanolo Bush crede di aver scoperto l'America mentre gli altri ci erano arrivati molto prima.
Che sia il nuovo business della sua famiglia o di qualche gruppo amico?
Ben venga, comunque, se può allentare la tensione in Medio Oriente e la pressione sul petrolio.
Magari si decideranno a tirar fuori i vari brevetti che esistono da decenni per combustibili più puliti come l'olio di colza di cui Dario Fo ci parla e usa da anni e altri che le compagnie petrolifere hanno sempre boicottato, d'accordo con le case automobilistiche.
Forse la crisi attuale della Ford e della General Motors giocano il loro peso.
Avremo nuove auto, buttiamo tutti le vecchie e compriamo le nuove così solleviamo FIAT, FORD e GENERAL MOTORS, ma soprattutto i nostri polmoni che sono più importanti di queste vecchie cariatidi.
Mi piace di più il suo approccio alla concorrenza dell'India e Cina.
Si parla di ricorso ad una maggiore efficienza nel sistema scolastico americano puntando sulla matematica e sulla scienza in generale piuttosto che sul protezionismo.
Pure Prodi che si è deciso finalmente ad uscire con il suo programma, parla di investimenti, di ricerca, di nuovo mercato del lavoro per i giovani, di far pagare le tasse a tutti, di programmi rivoluzionari e commissioni di controllo per capire dove è andato a finire l'avanzo primario che ci aveva lasciato, facendo arrabbiare Berlusconi che si professa super controllato da almeno cinque organizzazioni nazionali ed estere (va beh....ma dove è finito l'avanzo primario?).
Silvio non sa come difendersi dalla concorrenza cinese e butta li che è stato l'unico in Europa a proporre quote di importazione per i prodotti cinesi ed indiani, pari alle nostre esportazioni in quei paesi.
A mio parere ci vogliono i dazi, il rispetto delle regole e la concorrenza reale fatta di investimenti e ricerca.
Cina e India non sono solo concorrenziali, anzi vincenti nei prodotti di massa a bassa tecnologia dati i costi minimi del loro costo del lavoro, la mancanza di diritti ed il numero di lavoratori disponibili.
La Cina non rispetta le regole del WTO che pure ha firmato, non rispetta i brevetti, inonda il mondo con le sue copie a prezzi ridotti, copiando e contraffacendo i prodotti e le macchine occidentali in modo scorretto.
L'India è leader nel software, la città di Bangalore, ma anche altre hanno distretti al top internazionale e ci sono addirittura informatici europei ed americani che si stanno trasferendo da loro.
Gli ingegneri ed i matematici indiani sono poi fra i migliori al mondo e parlano inglese.
Anche la Cina sta entrando in settori tecnologici ad alto livello.
Stanno già nell'industria spaziale che fa da traino alla ricerca.
Hanno acquistato il settore personal computer dall'IBM.
La Lenovo cinese è la società incaricata alle prossime olimpiadi invernali di Torino.
Sono già leader in settori importanti come i lettori di DVD e stanno crescendo velocemente in tutti i settori, aiutati da europei, giapponesi e americani.
Solo ultimamente gli USA si sono accorti della fregatura e li hanno impedito certe acquisizioni internazionali.
Possiamo ancora batterli con i prodotti ad alto livello, con attenzione alla loro rapida evoluzione e soprattutto impedendo il facelo accesso al nostro know-how.
Sono andati tutti in Cina ad aprire fabbriche chiavi in mano, li hanno dato la tecnologia ed il denaro, ora invasi dai loro prodotti si stanno tutti a meravigliare e a lamentarsi!
E' il caso di prendere le misure sulla Cina soprattutto prima che i cinesi diventino i padroni del mondo.
In questi giorni hanno superato per PIL la Francia e l'Inghilterra posizionandosi vicini alla Germania.
Già si sa che entro 10 anni supereranno perfino gli USA.
Del resto con tutta quella gente, con la loro attività frenetica e con le loro colonie sparse in giro per il mondo, avranno vita facile per raggiungere qualsiasi obiettivo anche perchè gli altri fanno ben poco per arginare questo pericolo incombente.
Il buon Terzani nei suoi interessanti libri sull'Asia ,di cui era gran conoscitore per averci vissuto per 30 anni, spiega bene l'aggressività commerciale e imprenditoriale cinese in tutta l'Asia del Sud est.
Forse pochi si rendono conto in Europa che le comunità cinesi ,pur con piccole minoranze comandano le economie di questi paesi e questo potrebbe succedere anche in Europa dove è in atto una massiccia immigrazione cinese.
Nella maggiore Chinatown europea, a Milano e intorno a Prato i cinesi fanno la parte del leone.
Negli ultimi dieci anni sono cresciuti a dismisura, aiutati dalla loro mafia che fa arrivare immigrati clandestini tutti i giorni, mettendoci anche a rischio dell'aviaria, dato che questi non vengono controllati da nessuno.
Nell'ultimo anno hanno soppiantato metà dei negozi italiani nella via principale dopo aver aperto decine e decine di negozi all'ingrosso nelle vie limitrofe.
Le case italiane sono imbandierate con la bandiera gialla dell'Associazione italiana che cerca di arginare la prepotenza dei grossisti cinesi.
Mentre prima i negozi erano indirizzati agli stessi cinesi ed agli extra comunitari ora hanno un target indirizzato anche al consumatore italiano.
Avrà successo perchè la qualità è migliorata ed i prezzi sono abbordabili.
Insomma sconfitti in casa in una delle vie commerciali di più antica tradizione meneghina.
Per non parlare delle fabbriche di pellame e articoli vari a Prato e zone limitrofe dove spesso centinaia di lavoratori clandestini lavorano in condizioni disumane.
Nessuno si muove e loro continuano a crescere e impensierire.
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