IL GIORNO DEL RICORDO
Dei 300.000 istriani, fiumani e dalmati sparsi in giro per il mondo,
-un terzo vivono in quella piccola porzione di Venezia Giulia rimasta italiana
(la provincia di Trieste che è una virgola all’estremità del paese, chiusa fra il confine, il mare e l’altipiano carsico e la provincia di Gorizia, più grande, ma non tanto, con Grado, una piccola Venezia piena di miei compaesani perché stà li in fronte all'Istria e somiglia tanto alle cittadine venete della costa istriana)
-un terzo in giro per l’Italia (Milano, Cremona, Verona, Genova, Torino e Roma soprattutto)
-un terzo per il mondo (Canada e Australia in primo luogo)
Gli ebrei della diaspora più famosa furono circa 30.000, un decimo rispetto a noi, ma erano altri tempi, meno affollati.
Vorrei dare qualche cenno storico per far capire meglio..
L’Istria fu romana, veneziana, italiana da sempre, anzi da quando le truppe romane, dopo aver ricevuto una batosta per opera degli Istri, tribù fiera e guerresca ai confini dell’Impero, decise di vendicarsi tornando in forze e sconfiggendo il piccolo esercito che decise il suicidio collettivo pur di non cadere prigioniero.
L'Arena di Pola, pari al Colosseo di Roma resta a ricordo di quei tempi.
Lasciamo perdere i secoli successivi e veniamo a quando fu veneziana per secoli, tant’è che trovate il Leone di S.Marco dappertutto ed il dialetto vianeziano parlato ancora dai pochi vecchi rimasti e pure molti giovani, anche sloveni e croati che hanno ricominciato a parlare e studiare la nostra bella lingua un po’ per il turismo, un po’ per ammirazione del nostro paese.
Ci sono comunque le vecchie scuole italiane che hanno resistito in questi 50 anni.
Venezia è costruita su legno e con pietra istriana.
Gli istriani autoctoni erano una razza mista; la campagna era slava, le città della costa e dell’interno italiane.
Non c’erano problemi tra le due comunità, finchè l’irredentismo italiano antecedente la prima guerra mondiale costrinse gli austriaci occupanti ,a favorire la comunità slava in funzione antiitaliana.
Ci fu l’eroe mio concittadino Nazario Sauro che si rifiutò come marinaio della marina austriaca di combattere contro l’Italia e fu impiccato.
Trieste gli ha dedicato una statua lungo le Rive, davanti alla Stazione Marittima ed i triestini sostengono ironicamente che è l’unico istriano a non aver trovato casa a Trieste.
Anche Trieste ebbe un analogo eroe: Guglielmo Oberdan.
Trento ebbe Cesare Battisti, ma è un'altra storia e non vorrei confondere quelli che pensano che Trieste e Trento siano vicine e collegate da un ponte.
Un sacco di persone sono convinte di questa assurdità, come del fatto che il confine di Trieste sia con l'Austria e non con la Jugoslavia.
Dopo la fine della prima guerra mondiale voluta dall’Italia per riconquistare quelle ultime terre italiane
Trieste, l’Istria e gran parte della Dalmazia con le sue belle isole veneziane si ricongiunsero alla madre patria, tranne Fiume che fu oggetto di discordie fra il nostro paese ed il nuovo stato jugoslavo, uno dei tanti nati dopo il dissolvimento dell’impero austriaco.
In precedenza Trieste fu austriaca esattamente per 600 anni, dal 1318 anno in cui si dedicò all’Austria per proteggersi dalla prepotenza veneziana, che la metteva a ferro e fuoco ogni 30 anni in quanto i triestini producevano e commerciavano di nascosto il sale che i veneziani consideravano di loro esclusivo monopolio, fino al 1918 alla fine della prima guerra mondiale.
Trieste conservò comunque molta autonomia, la lingua e l’affetto per l’ Italia quando era austriaca, come oggi conserva i ricordi affettuosi per l’Austria che le ha dato ordine e prosperità, trasformando, per opera di Maria Teresa d’Austria ,un piccolo porto di pescatori, nel grande porto ed emporio internazionale dell’impero, quarta città dopo Vienna, Praga e Budapest e rendendo la città secondo o terzo porto europeo dopo Rotterdam e Londra, davanti a Genova e Marsiglia.
A Trieste nacquero i grandi cantieri navali le cui navi solcavano i mari più lontani fino all’Estremo Oriente ed all’America e che vengono costruite tuttora dalla Fincantieri nella vicina Monfalcone.
Inoltre sono triestine le più grandi compagnie di assicurazione, la maggiore delle quali ha ancora sede a Trieste, le Assicurazioni Generali oltre al Lloyd Adriatico mentre la Ras, pure triestina, se n’è andata come tante compagnie e industrie nate nella città giuliana.
Giuliana, non friulana, come si ostinano a ripetere spesso ignoranti giornalisti che fanno arrabbiare in tal modo sia i triestini che i friulani.
Non corre buon sangue fra Trieste e Udine, come fra Firenze e Pisa, Livorno,ecc…
Campanilismo, mentalità e stili di vita diversi.
Tornando al passato, con la vittoria mutilata, negli anni successivi alla prima guerra mondiale
ci fu la marcia su Fiume dei Legionari di Gabriele D’Annunzio da Ronchi dei Legionari, oggi aeroporto di Trieste, vicino a Monfalcone.
Dopo anni di liti e pericolo di guerra fra i due paesi, anche Fiume fu annessa all’Italia.
Purtroppo durante il ventennio il fascismo fu intollerante e persecutorio nei confronti degli slavi.
Ci furono migliaia di deportati e di morti, nomi slavi italianizzati, era proibito parlare il dialetto slavo e gli slavi si sentivano umiliati.
Di questo si parla troppo poco, così non si capisce bene perché si sia arrivati poi al dramma delle foibe e delle vendette.
Negli ultimi anni della seconda guerra mondiale successero brutti , orribili episodi che si riconducono al dramma delle foibe, voragini carsiche profonde anche centinaia di metri nelle quali furono gettate migliaia di povere vittime.
Circa 20.000 persone furono infoibate dai comunisti titini in Istria e nella Venezia Giulia quando le truppe partigiane occuparono le città liberandole dai tedeschi o dalle truppe fasciste.
Alcuni accusati di fascismo, altri addirittura comunisti ma filo italiani.
Erano comunisti che non volevano che Trieste e l'Istria passassero alla Jugoslavia.
Fu la vendetta politica dopo venti anni di soprusi fascisti nelle stesse zone a carico degli slavi.
Non voglio giustificare nessuno, ma non si possono nascondere certe verità storiche.
Trieste fu occupata per 40 giorni dai partigiani titini che seminarono il terrore, fecero sparire migliaia di cittadini ed alla fine dovettero ritirarsi su pressioni alleate, grazie anche al fatto che truppe alleate neozelandesi e inglesi erano entrate in città quasi contemporaneamente e dopo un periodo di disorientamento avevano cominciato a difendere la cittadinanza contro le violenze dei partigiani comunisti.
Esiste un monumento nazionale, la Foiba di Basovizza, che ricorda le vittime gettate nella voragine.
I Presidenti della Repubblica Italiana in visita alla città vanno a rendere omaggio a questa Foiba ed alla triste Risiera di San Sabba che fu l’unico crematorio di sterminio di ebrei e non solo, in territorio italiano da parte dei tedeschi.
Ci furono dei presidenti che non andarono alla Foiba, ma solo alla Risiera e furono sonoramente fischiati in città.
La Dalmazia e gran parte dell’Istria (quella oggi croata) furono cedute alla Jugoslavia già nel 1947, quando ci fu il primo grande esodo.
Trieste fece parte della cosidetta Zona A amministrata fino al 1954 dagli inglesi e americani.,
anno in cui si ricongiunse all’Italia, dopo dieci anni di marce e proteste da parte della cittadinanza
e desiderio del paese intero di ritorno della città amata alla patria.
Nel 1955 ci fu il secondo grande esodo, questa volta dalla Zona B, dalle città di Capodistria, Isola d’Istria (dove nacque il famoso pugile Nino Benvenuti), Pirano la bella città porto del musicista Tartini, Portorose con la sua bella spiaggia di sabbia e altre più piccole come Materada, il paese dello scrittore Fulvio Tomizza che tanti libri scrisse sul dramma delle genti istriane.
Questa parte costiera settentrionale dell’Istria ( oggi slovena) fu data in amministrazione alla Federazione jugoslava di Tito, ma conservò la sovranità italiana fino al 1975, anno del trattato di Osimo, firmato dall’allora Capo del Governo Rumor che cedette definitivamente la sovranità di quel lembo italiano alla Jugoslavia in cambio di……..niente!
Anzi per dirla tutta, cercò di cedere anche la sovranità di parte delle acque del porto di Trieste e volle creare una zona industriale a monte della città di Trieste ed a cavallo del confine con imprese miste, ma con la maggioranza in mano jugoslava.
I triestini giustamente insorsero, votarono in massa contro tutti i partiti che sostenevano questo trattato (centro e sinistra senza esclusioni) e nacque la Lista per Trieste, detto Melone che ottenne la maggioranza dei voti, amministrò la città per lunghi anni, espresse parlamentari nazionali ed europei finchè i partiti cambiarono idea, rinunciando alla parte contestata dell’accordo di Osimo.
Il trattato famigerato fu pensato dal nostro governo per risolvere la questione dei confini orientali prima della morte di Tito (che avvenne nel 1980) e che si temeva potesse provocare l’intervento russo e conseguente possibile reclamo di Trieste.
Inoltre si regalò la sovranità italiana della zona B per avere buoni rapporti con il paese confinante.
Tutto questo sulla pelle degli istriani, che mai furono interpellati al riguardo ed in parte dei triestini.
Ecco perché ancora oggi a Trieste la destra è molto forte ed esprime la prima carica cittadina il cui mandato è ora in scadenza.
Prima ci fu per due tornate l’ottimo Riccardo Illy, ora governatore della Regione, appoggiato dal centro sinistra, ma la sua apertura alle ex repubbliche jugoslave e la voglia di voltar pagina, piacque poco alla cittadinanza che per reazione votò alla fine per il rivale proposto dal centro destra.
Nel 1975 alla firma del Trattato di Osimo solo l’MSI, ora Alleanza Nazionale protestò e manifestò contro la cessione.
Ricordo un giovane Fini che fece il lancio della bottiglia con la bandiera italiana a hordo di una barca nel golfo di Trieste.
Non tutti gli istriani hanno attecchito a questa pretesa di rappresentanza, compreso il sottoscritto in quanto conta molto di più la colpa precedente del suo partito, il fascismo che fu il grande responsabile della tragedia del mio popolo, sia per aver perseguitato gli slavi durante il ventennio ed aver creato il clima che avrebbe portato alle successive vendette, sia per la guerra dichiarata, combattuta e persa, con conseguente perdita delle nostre terre a favore della Jugoslavia.
Comunque molti istriani votano ancora oggi in quella direzione anche se la maggioranza è sempre stata di centro e votava Democrazia Cristiana ed oggi per i partiti eredi.
Credo che pochi istriani votino per la sinistra dopo la brutale esperienza dell’amministrazione jugoslava socialista nei dieci anni antecedenti l’esodo e per le espropriazioni subite.
De Gasperi protestò vivamente all’ONU per difendere la mia gente dalle angherie cui era sottoposta ma fu scarsamente ascoltato in quanto l’talia era il paese ex nemico e perdente.
Inoltre il Maresciallo Tito che aveva liberato il suo paese dai tedeschi senza l’aiuto russo, mantenne sempre una fiera autonomia dalla Russia ed ebbe il coraggio di rompere con Stalin già nel 1948
protetto dagli accordi di Yalta che non inserivano il suo paese nella zona di influenza sovietica.
Questa sua rottura con i russi fu anche la disgrazia per noi istriani, perché da allora le nazioni alleate gli diedero tutto il loro appoggio e gli istriani furono le vittime inascoltate.
Ebbero solo la possibilità di andarsene, dopo anni di dura resistenza e sopportazione.
Inoltre fu ancora più dura per la minoranza italiana che rimase, vista con estremo sospetto dalle autorità locali e considerata traditrice dai partenti.
Oggi finalmente viene celebrato il giorno della memoria, ma oltre a questo trieste ricordo
gli istriani e dalmati sopravissuti vorrebbero avere la possibilità di ritornare nelle proprie terre, rientrare nelle proprie case dove ciò sia possibile o avere almeno il giusto rimborso dei beni perduti che è avvenuto finora con elargizione di importi ridicoli.
In Germania molti tedeschi stanno rientrando in possesso dei beni nazionalizzati dal regime comunista.
Si spera che possa succedere anche a noi istriani e dalmati, dato che la Slovenia è già entrata nella Comunità Europea e presto toccherà anche alla Croazia.
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