Wednesday, March 22, 2006

LAVORO PRECARIETA' E GLOBALIZZAZIONE

Ciao
ho ascoltato vari dibattiti televisivi elettorali seguendo particolarmente il tema del lavoro.

Prodi intende calare di 5 punti percentuali il costo del lavoro, senza chiarire da dove intende recuperare i 10 miliardi di euro di buco che andrà a crearsi.
L'opposizione fa capire, per spaventare gli elettori, che verrà messa una patrimoniale sulla casa oppure che verranno tassate le rendite finanziarie, inclusi i Bot.

Il centrosinistra non è molto chiaro a proposito, ma a prescindere da queste scelte che potrebbero far danni in varie direzioni:
- far scappare i capitali dal paese
-mettere in crisi l'INPS nel caso questo debba incassare meno contributi e qualora non si tratti solo di calo fiscale

mi sembra che questo calo del costo del lavoro sia un vero e proprio palliativo.

Se il costo del lavoro cinese, ma anche romeno, turco, vietnamita, moldavo,ecc...è di dieci volte inferiore a quello italiano, come si può pensare che un calo di 5 punti serva a ridare competitività al mercato nostrano?

E' una battaglia persa in partenza che rischia solo di creare nuovi danni e non apportare alcun beneficio.

Inoltre se il lavoro precario non sarà più conveniente come intende Prodi, i datori di lavoro italiani non si metteranno ad assumere migliaia di lavoratori a tempo indeterminato, ma semplicemente lasceranno scadere i contratti in essere che non verranno rinnovati e pochissimi verranno assunti a tempo indeterminato.

D'altronde come possono farlo, dato che il nostro mercato è così poco competitivo?
Come possono garantire il posto di lavoro se sanno che magari saran costretti a chiudere come stanno chiudendo centinaia di fabbriche nel nord est?

Il problema sta a monte e nessuno sembra in grado di vederlo: il WTO, l'apertura ai prodotti cinesi e dei paesi analoghi!

Perchè dobbiamo farci invadere da questi prodotti che ci fanno chiudere le fabbriche e perdere milioni di posti di lavoro?

A tutti è comodo comprare prodotti a basso prezzo, ma se nessuno lavora, non si compra niente, nè ad alto, nè a basso prezzo, non disponendo di alcun potere d'acquisto.

Possibile che l'Europa non si accorga di ciò?

Se ne accorgerà quando il continente sarà sconvolto da un nuovo 68, che sta già montando dato che i giovani, giustamente, non possono accettare di pagare le conseguenze di questa cecità dei governi nazionali e delle autorità europee.

Abbiamo creato un'Europa che pensa solo alle multinazionali, alle banche sempre più ricche, alle compagnie energetiche, telefoniche e di servizi vari che stanno giocando al merger & acquisition, ai vari furbetti del settore immobiliare che dopo aver guadagnato alla grande nel loro settore cercano di impiegare i guadagni in altri campi, speculando, destabilizzando il sistema, cercando di sovrastare il vecchio potere economico.

Unico rimedio che sanno trovare è la delocalizzazione e la creazione di lavoro precario.

Verranno spazzati via dalla rabbia dei giovani ma anche da quella dei genitori impoveriti e dai vecchi ridotti in miseria dall'avvento dell'euro e dalla sua scandalosa applicazione che ha trasferito miliardi di risorse dai lavoratori e pensionati a quello dei commercianti, professionisti e imprese sopravissute.

Un' Europa seria che non desidera sconvolgimenti sociali dovrebbe analizzare le conseguenze della sua scellerata apertura ai prodotti cinesi, alla delocalizzazione e tornare velocemente indietro, rimandandola a quando i vari paesi si saranno convertiti a nuove produzioni o non rimandandola affatto dato che Cina e India sono già ora in grado, grazie alla nostra ingenuità, ma anche alla loro capacità di competere anche in settori a più alta tecnologia.

E' di questi giorni la notizia del prossimo lancio internazionale di computer portatili cinesi al prezzo di circa 100 dollari e l'India nel settore software non è seconda a nessuno.

Chi ha deciso che la globalizzazione dei mercati sia il futuro inevitabile (le multinazionali) devono essere ricondotte alla ragione da governi e autorità che si devono fare il carico delle conseguenze di questa scelta e adottare prontamente i rimedi necessari prima che sia troppo tardi.

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