Wednesday, March 22, 2006

CINA

Ciao
la Cina, colosso asiatico, prossima potenza mondiale che dovrebbe superare fra qualche anno gli USA in prodotto interno lordo, dopo anni di sviluppo intorno al 10%, è riuscita in pochi anni a imboccare la strada giusta per risolvere i suoi enormi problemi, creandone altrettanti agli altri partner, USA ed Europa in testa.

La sovrapopolazione di oltre 1,3 miliardi è il suo handicap, ma anche la sua fortuna perchè può disporre di lavoro a basso costo e contare su un mercato interno immenso.

A tutt'oggi la gran parte dei cinesi (1 miliardo circa) non ha ancora potere d'acquisto sufficiente per comprare i prodotti cinesi destinati all'esportazione, ma già 300 milioni lo possono fare e un centinaio può comprare prodotti di lusso e viaggiare all'estero da turista.

Usciti dal comunismo con Den Xiao Ping si sono avviati sulla strada del capitalismo di stato, usando gli strumenti di questo sistema economico ma limitando la democrazia e libertà dei propri cittadini ed i diritti sociali del mondo occidentale, per mantenere basso il costo del lavoro, di conseguenza il prezzo dei prodotti e conquistare i mercati mondiali.

Hanno destinato poche risorse alle spese militari e puntato sugli investimenti stranieri che hanno portato nel loro paese fabbriche e tecnologia gratuitamente e con poche contropartite.

Con il ricavato delle enormi esportazioni negli USA comprano titoli di stato americani in una percentuale così alta da tenere sotto scacco il potente colosso USA, indebitato e costretto a tenersi buoni i cinesi acquirenti e sostenitori dei loro debiti.

Se gli americani imponessero dazi, i cinesi potrebbero non comprare più i titoli di stato americano, creando notevoli problemi alla Federal Reserve.

Le produzioni americane e cinesi sono al momento abbastanza complementari, dato che i cinesi al momento esportano prodotti di massa a basso contenuto tecnologico.

In Europa i cinesi hanno ottenuto la libertà di esportazione senza contropartite ed hanno invaso il continente mettendo in crisi le analoghe produzioni europee, soprattutto colpendo i nostri prodotti tessili, le scarpe ed altri di basso contenuto tecnologico.

Gli altri paesi europei sono ben contenti di comprare prodotti cinesi a basso costo piuttosto di quelli italiani, spagnoli o francesi ben più cari.

Col tempo metteranno in crisi anche il nostro export di macchine utensili (che costituisce tuttora il nostro primo settore d'esportazione) dato che copiano e non rispettano i brevetti e vendono a prezzi irrisori la stessa macchina copiata, con qualche piccola variazione.

Più avanti copieranno anche i prodotti tedeschi e francesi più complessi e allora vedremo se l'Europa interverrà, chiedendo il rispetto, minacciando dazi, chiedendo contropartite di importazioni cinesi dall'Europa.

Bisogna capire solo se l'Europa cambierà idea sulla base delle rivolte sociali che saranno lo sbocco naturale della crisi economica dovuta alla perdita di milioni di posti di lavoro e all'uso di maltollerate assunzioni precarie, palliativi per cercare di resistere alla concorrenza cinese oppure se saranno le industrie europee più forti a ribellarsi alla prossima concorrenza cinese quando la loro produzione farà un salto di qualità.

In tutto ciò si denota una furbizia accentuata da parte cinese ed una stupidità inaudita da parte europea. In mezzo a soffrire i lavoratori europei, giovani soprattutto, costretti al precariato in attesa che i loro governi si sveglino dal torpore e dal circolo vizioso in cui i furbi orientali li stanno intrappolando

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