Ciao
Nonostante i no global, il mondo sta andando sparato verso la globalizzazione, dato che le multinazionali ed il WTO sono più forti e impongono le loro scelte.
E' un processo forse inarrestabile che alla fine porterà vantaggi ad alcuni, ma anche svantaggi a molti, a meno che le proteste non prendano il sopravvento e si proceda più lentamente o si inverta il cammino per impedire la destabilizzazione e sconvolgimenti sociali di cui la Francia sta dando i primi segnali.
I più favoriti nel processo sono le multinazionali che agiscono per la massimizzazione dei loro profitti in barba ad ogni altra considerazione ed i consumatori che possono avere la disponibilità dei prodotti più convenienti semprechè non si arrivi a monopoli o a cartelli che impongono prezzi eccessivi rispetto ai costi per mancanza di concorrenti e regole.
Le protezioni sociali e le politiche nazionali tendono a scomparire per far posto alle leggi del WTO che tendono a limitare ogni bavaglio alle esigenze delle multinazionali, alla produzione nel luogo più conveniente, all'aumento dei commerci internazionali e al deterioramento dell'ambiente, la cui protezione rappresenta un noioso costo.
I più sfavoriti sono i piccoli e medi imprenditori che non reggono la concorrenza internazionale
ed i lavoratori che perdono il loro posto di lavoro in questa lotta senza confini.
L'effetto temporaneo della globalizzazione è che la ricchezza si concentra sempre più nei paesi più competitivi e all'interno di questi fra le classi dirigenti più aggressive.
La forbice tra paesi trainanti e dormienti si allarga, come quella fra dirigenti e lavoratori.
Alla fine del processo di globalizzazione ogni paese produce solo ciò in cui è più bravo ed i costi di tutti i prodotti e servizi sono i più bassi, salvo eccezioni.
Ne vanno di mezzo anche le caratteristiche culturali, le tradizioni di ogni paese coinvolto, dato che si va incontro ad un prodotto, una mentalità e atteggiamento individuale globale standardizzato.
Nel breve periodo si corre il rischio di dover affrontare crisi locali e regionali paurose di cui già stiamo vedendo i primi effetti.
Ci vuole tempo affinchè ogni paese si adegui alla globalizzazione e trovi il suo posto nel consesso mondiale.
Nel frattempo le aziende non competitive chiudono, i lavoratori perdono il posto di lavoro, i giovani non trovano occupazione.
Le leggi italiane e francesi sulla precarietà sono solo il tentativo di dare posti di lavoro temporanei in una fase economica incerta in cui i paesi non hanno ancora trovato la loro posizione.
Siamo ai tempi della Tatcher fuori dal Regno Unito.
Lei si accorse che il suo paese era fuori mercato e stava andando verso il disastro.
Mise in moto cambiamenti dolorosi che comportarono milioni di posti di lavoro persi, ma alla fine il paese si riprese, trovò la sua strada e oggi le aziende britanniche sono fra le più competitive al mondo.
Gli altri paesi europei stanno scontrandosi con gli effetti del mancato adeguamento e con l'adozione delle prime misure impopolari:
Dopo aver proceduto alla delocalizzazione all'esterno cerca ora di contenere il costo del lavoro all'interno per reggere la concorrenza internazionale.
Queste misure si potevano evitare se l'Europa avesse messo barriere doganali a scadenza progressiva, permettendo passaggi indolori e lenti per adeguarsi al mercato mondiale.
Non l'hanno fatto e oggi ci troviamo ad affrontare gli effetti con i giovani in rivolta.
Toccherà presto anche all'Italia, è inevitabile.
Il passaggio all'economia globalizzata non è automatico.
L'Italia si è adeguata solo in parte ed ora deve recuperare il tempo perso e trovare la giusta collocazione pena far la fine dell'Argentina, come autorevoli cassandre stanno pronosticando per il nostro paese (Financial Times in testa).
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