Monday, February 10, 2020

10 FEBBRAIO GIORNO DEL RICORDO DELLE FOIBE ED ESODO ISTRIANO-DALMATA

Oggi è la giiornata della memoria delle foibe, dell'esodo ed è stata scelta la giornata del 10 febbraio perchè nel 1947 fu siglato l'accordo fra Italia e Jugoslavia di cessione dell'Istria, Fiume e Dalmazia per cui da questa data inizia il grande esodo mentre il triste fenomeno delle foibe iniziò già nel 1943 e si protrasse fino al 1947.
L'80% dell'Istria venne ceduto subito e corrisponde all'attuale territorio istriano che appartiene alla Croazia.
Il rimanente 20% è quello della costa settentrionale che appartiene alla Slovenia e che comprende Capodistria, Isola d'Istria, Pirano e Portorose più altri paesini.
Questa parte venne denominata Zona B mentre la provincia di Trieste era la Zona A.
Nel 1945 la Zona B venne amministrata dalla Jugoslavia e la Zona B dagli alleati americani e inglesi.
Noi istriani della Zona B subimmo varie vessazioni ma no potevamo andarcene fino al 1954 quando il Memorandum di Londra stabilì il ritorno di Trieste all'Italia e a noi italiani della Zona B venne concessa l'opzione dell'esodo che fu massiccio verso l'Italia ma anche verso l'estero.
La mia famiglia optò per Trieste dove ci rifugiammo in un campo profughi di Padriciano a pochi km dalla foiba di Basovizza, monumento nazionale dove oggi si è svolta una cerimonia di commemorazione.
Avevo 5 anni ed in quel campo profughi vissi un paio d'anni, iniziando le prime due classi elementari.
Allora tanti partivano per l'Australia e Canada come la famiglia Bastianich e la madre di Joe che è mia coetanea.
Anche la mia famiglia era intenzionata a partire ma cambiò idea dopo aver appreso dell'affondamento della nave italiana Andrea Doria avvenuta nell'Oceano Atlantico a pochi km dalla costa americana e che provocò vari morti. Così rimanemmo a Trieste dove ripartimmo da zero.
Solo nel 1975 il trattato di Osimo del governo Rumor cedette la sovranità italiana della Zona B alla Jugoslavia e fece sollevare la città di Trieste dove nacque il partito Lista di Trieste che fu l'antesignana della Lega, intesa come ribellione ai partiti tradizionali che vennero spazzati via come in Italia nel 1992 con Mani Pulite ed il successo della Lega, ma questa è un'altra storia.sto vedendo il campo profughi di Padriciano dove ho vissuto due anni dal novembre 1955 al novembre 1957.
Ho rivisto una cameretta simile a quella dove alloggiamo noi, in una baracca di legno c'erano piccoli monolocali di circa 20mq con letti a castello, un tavolino ed un fornelletto, mentre i servizi igienici erano in strutture di cemento e collettivi.
Si faceva la fila e si accedeva alla mensa collettiva e poi c'erano un paio di palazzi tuttora rimasti in piedi, uno era quello della Chiesa dove fui comunicato, con accanto la scuola dove trascorsi la prima elementare ed il primo trimestre della seconda.
Le baracche di legno sono state demolite e furono il nostro rifugio e di successivi profughi ed immigrati.
L'inverno del 1956 fu terribile con nevicate e gelate che sul Carso triestino (già molto freddo normalmente) resero indispensabile il ricovero dei bambini (me incluso) all'ospedale infantile Burlo Garofano di Trieste. Ricordo mia madre tutta infreddolita e rossa in viso che veniva a trovarmi ma che non potevo avvicinare e vedevo solo oltre le vetrate. Ricordo che addirittura c'era una foiba all'interno del campo profughi, con il foro lasciato aperto e che costituiva un pericolo per noi bambini.
Ricordo che se si usciva dal campo profughi e si facevano passeggiate nei boschi adiacenti, si rischiava di saltare sopra una mina o una bomba inesplosa.

Ricordo i miei genitori che come primo lavoro furono assunti per impiantare pini sul Carso e poi presso un deposito di smaltimento.
Io rimanevo solo in quel monolocale dato che la mia sorella maggiore fu ospitata da una famiglia triestina dove svolgeva la professione di colf e l'altra sorella fu ospitata in un collegio triestino. Un giorno a sei anni, uscii dal campo e dopo aver camminato circa 5 km lungo la strada provinciale, raggiunsi il posto di lavoro dei miei genitori che rimasero a bocca aperta nel vedermi e si spaventarono per il pericolo che avevo corso ma anche per la mia capacità di trovarli.

Ricordo i saluti disperati di mia sorella ad un'amica che partiva per l'Australia e poi i primi giorni del nostro arrivo in un rione popolare dove i miei con enormi sacrifici erano riusciti a comprarsi una vecchia casetta dove ospitammo anche la famiglia di mia zia. Eravamo 9 in una casetta di forse 35 mq. Due famiglie con due camere da letto, una cucinetta ed un'altra cameretta dove alloggiava un vecchietto che i venditori ci avevano obbligato a tenere con noi per contratto.

In quegli anni si ricostruiva l'Italia e si diede inizio al boom cui contribuirono anche i miei genitori, umili lavoratori, mio padre manovale edile e mia madre cernitrice (separava la carta e le stoffe in un deposito di riciclaggio), io a scuola sempre primo della classe, poi ragioniere e bancario, una grande soddisfazione per i miei genitori che mi avevano fatto studiare sperando che diventassi un impiegato che lavorasse protetto al caldo in ufficio con giacca e cravatta che indossai per 36 anni nel vecchio Credito Italiano, poi Unicreditbanca

C'è un bel pezzo teatrale di Simone Cristicchi che racconta meglio di me la tragedia dell'esodo, delle foibe e di tante altre vicende connesse.
Si può trovare integralmente su Youtube a questo link
https://www.youtube.com/watch?v=S2QzkPWKzYI

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