parlo di politica ed attualità, credo in modo anticonformista. Posso piacere o no, spero mi si riconosca la passione e la coerenza
Thursday, November 15, 2012
USCIRE PRESTO DALL'EURO CON M5S DI GRILLO PER NON MORIRE LENTAMENTE
La gran parte degli economisti ed esperti sono concordi nell'affermare che paesi con diversa produttività, efficienza, organizzazione, ecc.. non possono convivere nel medesimo gruppo con una moneta in comune perchè va a finire che il paese più forte fagocita e si succhia pian piano il paese più debole.
Da noi sta succedendo questo da 10 anni, dall'introduzione dell'euro la Germania ci
fa fallire le industrie, ci porta via i capitali, quelli che restano ci costano molto di più (il famoso spread) mentre a loro arrivano a costo zero, come i cervelli migliori che le nostre università sfornano a costi notevoli delle famiglie e dei medesimi istituti e che regaliamo al nostro concorrente.
Alla fine il paese forte è sempre più forte e dominante e l'altro rischia il fallimento.
E' quello che è successo in generale fra la Germania ed i PIIGS e per quanto ci riguarda l'Italia.
E' non è solo questione di debito pubblico perchè solo Grecia e Italia ne avevano uno rilevante mentre gli altri erano virtuosi eppure sono finiti male.
Addirittura l'Irlanda era ad un certo punto il paese più ricco d'Europa ossia col reddito procapite più alto dopo i soliti Lussemburgo e Svizzera.
Tasse molto basse, al 12,50%, al punto che tutte le multinazionali tecnologiche si erano insediate nella piccola isola che un tempo viveva di patate, la city di Dublino veniva invasa da banche e società finanziarie in fuga dal carovita londinese, piena occupazione, un sacco di giovani immigrati in cerca di godersi la vita del nuovo eldorado.
Poi sappiamo come è finita.
In un recente viaggio nelle Repubbliche baltiche ho trovato parecchi irlandesi che lavoravano presso un ostello lettone. Alla mia domanda sul motivo del loro trasferimento mi dissero che nel loro paese c'era una crisi profonda e che non avevano trovato un lavoro decente, insomma dalle stelle alle stalle in poco tempo!
L'Irlanda ha avuto una bolla immobiliare distruttiva come la Spagna, ma a parte questo particolare, il motivo principale della loro e nostra crisi è da ricercare nella moneta comune troppo forte per le merci prodotte e da esportare e la bilancia commerciale che di anno in anno va in passivo perchè non riesce a reggere la concorrenza della Germania e finisce per soccombere.
La stessa cosa è successa al nostro sud dopo l'unificazione del paese nel lontano 1861.
Il nostro meridione aveva allora un'industria forte e competitiva con quella del nord ed il tesoro della Banca centrale era pieno d'oro, rubato dal Piemonte in pieno deficit per le guerre d'indipendenza.
Vi erano scuole superiori e università molto migliori e più numerose di quelle settentrionali, ma i piemontesi fecero chiudere le industrie e le scuole che non dovevano intralciare quelle del nord destinate a vincere la competizione.
Dopo pochi anni il sud si ribellò: i ribelli si erano accorti della situazione e volevano tornare indietro, ma vennero considerati briganti ed i piemontesi mandarono l'esercito per massacrarli.
Sappiamo tutti come è finita, il meridione non si è più ripreso e vive ancor oggi di assistenzialismo, sussidi e aiuti vari che arrivano tramite il governo centrale che attinge i fondi dal nord.
Se il sud avesse una sua moneta più debole potrebbe risollevarsi e rinunciare ad ogni aiuto.
Più o meno la storia si ripetè negli USA con la guerra di secessione. Il sud si ribellò perchè la liberalizzazione dello schiavismo da parte di Lincoln, tolse la mano d'opera degli schiavi dalle campagne del sud per il lavoro delle industrie del nord che avevano bisogno di quelle braccia a basso costo.
Noi pensiamo che ci furono solo i nobili principi ma in effetti i motivi principali erano quelli economici. La guerra fu vinta dai nordisti ed ancor oggi il nord ha un tenore di vita nettamente superiore e la moneta comune non permette al sud di competere con le zone meglio organizzate del paese
La stessa cosa sta succedendo al nostro paese rispetto alla Germania e solo il ritorno ad una moneta autonoma, più debole e che può essere stampata dalla nostra banca centrale ci potrà salvare.
Ci raccontano dei pericoli cui andremmo incontro, inflazione galoppante e costo eccessivo per ogni merce importata come il petrolio ed il gas: tutte balle che sono state smentite da esperienze precedenti come nel 1992 quando la lira svalutò di oltre il 20% mentre l'inflazione diminuì dal 5 al 4%.
Si parla tanto del costo che avrebbe la benzina col ritorno della lira, dimenticando che su 1,80 euro del prezzo per litro, circa 1,30 sono tasse e pertanto supposto anche un aumento del 20% questo andrebbe ad incidere sul costo attuale di circa 0,50 euro che paghiamo per importare un litro.
Lo pagheremmo 0,60 con un aumento di 10 centesimi per litro e se lo stato mantenesse anche l'alta tassazione attuale, il prezzo finale sarebbe comunque inferiore ai 2 euro per litro quando qualche esaltato parla di aumenti fino a 5 euro! Non sanno quello che dicono!
Ci costerebbero di più i viaggi all'estero e pazienza vuol dire che andremo a scoprire gli angoli ancora sconosciuti e belli del nostro paese e incrementeremo il turismo, la prima industria del paese in forte crisi anche lei.
Ci costerebbero di più gli Iphone o gli Ipad dato che non siamo in grado di produrli al momento, ma se ne può fare a meno, no? Per il resto quasi tutto e forse anche prodotti sofisticati come l'Ipad si possono produrre se si investe sulla ricerca e l'istruzione, i cervelli ci sono ed oggi li regaliamo ai nostri concorrenti a costo zero.
Del resto il computer, forse pochi lo sanno, è stato inventato dalla nostrana Olivetti ed il dipartimento relativo, inclusi gli ingegneri sono stati comprati con metodi ambigui dagli americani che poi ne hanno fatto l'uso che sappiamo, investendo massicciamente nel settore che poteva essere nostro se fossimo stati più furbi.
Quando l'euro iniziò la sua corsa nel 2002, partì con una svalutazione quasi immediata del 30% nei confronti del dollaro, ma non seguì alcuna inflazione, né un aumento forte dei prezzi dei beni di importazione pagati in dollari.
Nel 1992 ldopo la svalutazione della lira del 20% a moneta più debole fu un toccasana per le industrie che partirono in quarta e aumentando l'esportazione ma anche vendendo di più nel mercato interno, si rinforzarono e produssero un aumento salutare di occupazione.
Cosa che non si ripetè nel 2002 perchè è vero che l'euro partì male, ma sempre troppo forte rispetto alla vecchia lira.
Prima dell'entrata in vigore dell'euro la Germania col suo marco supervalutato era in evidente difficoltà e non riusciva a competere con l'industria italiana che oltre a godere di una propria moneta più debole poteva contare sulla propria banca centrale e sulle possibili manovre di aggiustamento sulla moneta con le svalutazioni competitive.
Il declino italiano è cominciato proprio con l'introduzione dell'euro.
Tutte le tabelle dimostrano che la nostra industria ha cominciato allora il suo affanno e la bilancia commerciale da attiva ha inanellato una serie di peggioramenti che continuano tutt'oggi in maniera preoccupante.
Le nostre aziende chiudono a centinaia tutti i giorni, le importazioni dall'estero aumentano, il debito aumenta, i capitali fuggono nonostante i buoni tassi di interesse che possono incassare da noi.
I risparmiatori preferiscono il rendimento zero come avviene oggi con la sottoscrizione di un bund tedesco, ma la sicurezza di non perdere il capitale.
Così la Germania, può beneficiare di un costo bassissimo del denaro oltre ad una migliore organizzazione e produttività che si sono guadagnati con una campagna decennale portata avanti da un governo di coalizione fra i due maggiori partiti che ha tenuto a freno gli stipendi e salari dei lavoratori tedeschi e puntato sulla ricerca e sull' innovazione che poi hanno dato i loro frutti.
Nello stesso periodo l'Italia che poteva contare con l'euro su tassi di interesse bassi , praticamente dimezzati che le avrebbero permesso di ridurre il proprio debito pubblico e puntare sulla ricerca e l'istruzione, ha invece dilapidato i 100 miliardi di euro che ogni anno risparmiava per gli interessi minori e non ha corretto la propria organizzazione e produttività, né investito sulle infrastrutture e istruzione e ricerca
I mille miliardi di risparmio sugli interessi in 10 anni dal 2002 al 2012 avrebbero potuto quasi azzerare o almeno dimezzare il nostro debito pubblico allora di 1.000 miliardi e invece ad oggi lo abbiamo portato a 2.000 miliardi ed invece di arrivare 60% del debito sul PIL, siamo al 120% e anche oltre.
Abbiamo buttato i soldi dalla finestra in sprechi inutili e corruzione esponenziale perpetuata da questa casta politica di incapaci e ladri.
Quindi il disegno di farci entrare in Europa e portato avanti da Prodi, Amato, Ciampi non era sbagliato, ma avrebbe dovuto essere accompagnato da una politica nuova e virtuosa.
La cosa come sappiamo non è avvenuta, al contrario si è sprecato di tutto e di più ed oggi siamo nelle condizioni del 1992 quando ci salvammo con una finanziaria pesantissima che prese i soldi anche dai conti correnti degli italiani.
La differenza è che allora potemmo svalutare perchè avevamo una nostra moneta ed una nostra banca centrale.
Oggi di nuovo sull'orlo del baratro, non abbiamo più questa possibilità e rischiamo di spegnerci giorno per giorno fino all'inevitabile fallimento, la dichiarazione di default sul nostro debito pubblico che non riusciremo più a pagare.
Non facciamo altro che rimandare quella data, cercando di guadagnare qualche mese, forse un anno con le industrie nazionali(il nostro tesoro, di cui viviamo e su cui lo stato famelico prende le risorse per il suo costoso sostentamento) che chiudono una dietro l'altra.
Che senso ha tutto ciò? Val la pena a questo punto di un atto di coraggio salvifico: riprendiamoci la nostra moneta e ridiamo potere alla nostra banca centrale ripetendo quanto fatto nel 1992, ossia svalutiamo del 20%.
Avremo qualche mese di difficoltà, ma poi tutto comincerà a girare per il verso giusto: le aziende cominceranno a produrre per il mercato interno e ad assumere dato che le merci di importazione non saranno più convenienti ed anche il nostro export aumenterà dato che i nostri prodotti saranno meno costosi per gli acquirenti stranieri.
Solo un paese in crescita può sperare di ripagare i propri debiti, ammesso e non concesso che forse ci convenga il consolidamento del debito o una sua ristrutturazione per non costringere il paese ad un'austerità soffocante a carico di cittadini che non hanno colpe per un debito creato da una classe politica inetta.
Penso che il governo Monti non vada assolutamente in questa direzione, ma al contrario sia complice del disegno tedesco di distruggere la nostra industria in quanto competitiva e pericolosa e di lasciarne viva solo qualche branca sussidiaria che serva loro da corollario.
Insomma un paese di serie B che viva nell'ombra della Germania, con capitali e cervelli regalati a costo zero al proprio concorrente principale.
Monti è stato voluto dalla Germania e dalla Francia per continuare nell'opera di distruzione dell'industria italiana e per mettere in sicurezza il debito pubblico italiano in mano alle banche tedesche e francesi.
Queste ne detenevano ben 900 miliardi, quasi la metà e nel corso degli ultimi mesi, a colpi di vendite giornaliere di 1,5 miliardi al giorno, sono riusciti a ridurre l'esposizione a 600 miliardi.
Fra sei mesi si saranno liberati del nostro debito nel frattempo acquisito in gran parte dalle banche italiane coi soldi prestati al tasso dello 0,75% o 1% dalla BCE.
Le banche italiane in affanno per investimenti sbagliati e portafoglio pieno di crediti inesigibili stanno facendo ora degli ottimi bilanci: investono in titoli che rendono il 4-5% e che loro pagano l'1%, con un guadagno netto del 3-4% mentre non danno più un euro alla nostra industria agonizzante, contribuendo alla morte della medesima.
Un altro grosso rischio sta montando per il nostro paese: il destino che lega le banche italiane al nostro debito pubblico.
Se lo stato italiano dichiara fallimento e non paga o paga in misura minore il suo debito, ristrutturandolo, costringe al fallimento le banche italiane i cui portafogli sono pieni di titoli di stato del nostro paese.
Pertanto questo fatto impedirebbe allo stato italiano di dichiarare fallimento o di puntare alla ristrutturazione del proprio debito, pena il fallimento delle proprie banche ed il bisogno di tirare fuori una montagna di soldi per salvarle come è successo a molti altri stati europei ed agli USA, ma fortunatamente non a noi, altrimenti il nostro debito pubblico sarebbe già oggi al 200% sul PIL. Un'altra trappola in cui stiamo cadendo, un'altra possibilità di salvezza che ci viene negata dopo la moneta e la banca centrale di cui non possiamo più disporre.
E' il momento di uscire da questa gabbia in cui siamo finiti e che tra poco chiuderà le porte in modo definitivo rendendo impossibile ogni tipo di rimedio che non sia il declino totale e l'assoggettamento alla forza egemone della Germania e dei predatori della finanza internazionale.
Questi squali hanno puntato sui gioielli rimasti al nostro paese: i risparmi degli italiani, accumulati in tanti anni di operosità e sacrifici e che vengono tosati giorno per giorno, l'acquisto a prezzi di stralcio delle ultime aziende importanti rimaste in nostre mani (l'ENI, le Generali, la Finmeccanica, le Poste Italiane, quel che resta della Fiat, ecc..), ma anche la privatizzazione dei servizi pubblici che fanno gola perchè molto potrebbero diventare per loro molto redditizi, alzando le tariffe e le tasse sulla sanità, la scuola, l'acqua, la nettezza urbana, ecc..strozzando ancora di più gli italiani già con l'acqua alla gola.
Lo stato italiano dopo aver distrutto la Telecom, l'Alitalia, rimaneggiato l'ENEL , si appresta a vendere il poco che gli è rimasto.
Come si fa a togliere i gioielli pregiati ad una persona?
La si induce a fare la vita della cicala e all'indebitamento finchè la persona stremata è costretta a portare i propri gioielli al monte di pietà.
E' quello che sta succedendo al nostro paese ed il signor Monti è il liquidatore finale, la persona messa al posto giusto, al momento giusto per chiudere il paese e procedere alla vendita di ciò che è rimasto, a prezzi convenienti per l'acquirente.
Aspettatevi in caso di un governoMonti bis oltre all'aumento delle tassee una patrimoniale pesante già pre-annunciata, anche la vendita degli ultimi gioielli rimasti e la privatizzazione dei servizi pubblici.
Goldman Sachs, la grande banca d'affari per la quale il sig.Monti ha lavorato in passato, quella che ha aiutato la Grecia a truccare i conti per entrare in Europa e sappiamo tutti poi come è finita, non sta aspettando altro.
Fare un grosso affare e comperare per sé ed i propri amici quel che è rimasto del nostro paese e magari speculare ancora sul nostro debito pubblico, dato che saremo costretti a ripagarlo per intero, pena il fallimento delle nostre banche come spiegato sopra.
In aprile del 2013 andremo a votare per il nuovo Parlamento che eleggerà il nuovo Presidente della Repubblica che designerà il nuovo governo da presentare alle Camere.
Il PDL coi suoi alleati e con l'UDC di Casini sta mettendo in piedi una nuova legge elettorale (che secondo le regole europee non dovrebbe essere cambiata nell'anno precedente le elezioni) per impedire la vittoria del PD e la costituzione di una sua maggioranza autonoma.
Bersani sta lottando contro questa trappola, alla fine forse spunterà un piccolo premio di maggioranza che non gli basterà per comandare e formare un governo autonomo e sarà costretto ad allearsi al PD ed all'UDC e giocoforza a rimettere in sella il governo Monti bis che proseguirà sulla strada dell'austerità, dell'ampliamento del debito che verrà blindato per i suoi creditori e per la vendita dei gioielli di stato.
L'Italia insomma finirà preda della Germania e della finanza internazionale di cui Monti probabilmente rappresenta gli interessi.
L'Italia potrebbe salvarsi se il PD riuscisse a formare un suo governo autonomo e se il PD capisse quanto sopra spiegato, ma purtroppo il PD vuole continuare sulla strada di Monti, non ha idea di quello che sta succedendo, del trappolone teso al nostro paese.
Pensa di risolvere tutto allentando la morsa dell'austerità e colpendo di tasse le classi più ricche che hanno già allontanato dal paese le loro ricchezze e che non stanno certo ad aspettare che un governo di sinistra possa tosarli.
Pertanto a Bersani o a Renzi, in caso di vittoria, non resterà che continuare l'opera di Monti e cioè tassare i soliti lavoratori e pensionati e tagliare la spesa pubblica ed i servizi, aspettando che qualche miracolo, una ripresa dell'economia internazionale, ci porti pian piano fuori dalle secche.
Sappiamo invece che la ripresa tarderà ad arrivare, la stessa Merkel recentemente ha parlato di altri 5 anni di vacche magre.
Continuerà invece il lento declino del paese e la morte per asfissia delle nostre imprese.
Bersani più esperto e con buone intenzioni non ha mai messo in dubbio l'euro e altrettanto il giovane Renzi che ha ragione a chiedere il cambio generazionale, che mi piace per il suo entusiasmo e tante buone idee, ma che mi sembra rappresenti il ritorno in scena della vecchia DC, ringiovanita ma senza idee sul come far uscire il paese dalla palude in cui si è impantanato.
Non basta formare un governo di sole 10 persone o avere buone idee su molti sani cambiamenti, se si trascura il motivo principale per il quale il paese è sprofondato e cioè stare nel medesimo gruppo con un paese molto più forte di cui si condivide la moneta e senza poter disporre di una banca centrale che sia il prestatore di ultima istanza, che garantisca per gli impegni del paese.
L'unica via di uscita a mio avviso, stante così le cose, è la vittoria alle elezioni del M5S di Beppe Grillo che spazzi via questa casta politica incompetente e corrotta e introduca il referendum nazionale per l'uscita dall'euro ed il ritorno alla moneta nazionale ed alla banca centrale con pieni poteri.
Con lo stesso referendum gli italiani dovrebbero pronunciarsi sul debito pubblico.
A mio parere solo il suo consolidamento o la sua ristrutturazione possono liberare le risorse per gli investimenti necessari alla ripresa.
Il pareggio del bilancio cui il paese già si è impegnato ed il consolidamento del debito renderebbero inutile il ricorso al mercato dei capitali per il rifinanziamento del debito in scadenza.
Pertanto lo spauracchio dell'ostracismo cui l'Italia andrebbe incontro è un falso problema perchè non solo il debito non sarebbe più da rifinanziare, ma anche perchè l'estero vedrebbe positivamente un paese in crescita che dispone di una sua moneta ed ha ripreso a correre e ridiventa un mercato interessante con cui fare affari mentre prima questi erano ridotti all'osso per una crisi sempre più pesante e senza vie d'uscita.
Insomma chi ha avuto la pazienza di leggere questo lungo articolo, provi a meditare su quanto espresso, faccia i suoi controlli in rete per capire se ciò corrisponde a quanto asserito dai maggiori esperti di economia che continuano a ripetere che stiamo sbagliando tutto e che finiremo come la Grecia
e poi traggano le loro conseguenze e si preparino a votare in modo adeguato che al momento è solo il movimento di Grillo e magari si dia da fare per collaborare col M5S che ha bisogno di gente capace e pronta a lottare per la rinascita di questo paese disgraziato.
E' un treno che sta passando e che dobbiamo cogliere.
L'alternativa è il declino totale e l'abbandono del paese da parte dei giovani migliori che hanno perso ogni speranza in un paese che non è più in grado di garantire loro un futuro di benessere e sicurezza e che invece è possibile realizzare con un po' di coraggio approfittando delle prossime elezioni e della presenza di un movimento in continua ascesa che è deciso a cambiare in meglio questo paese e salvarlo dalle sabbie mobili in cui è caduto da troppo tempo e che rischiano di travolgerlo definitivamente.
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